Se uno spettacolo incontra il luogo “ideale”
E’ successo con “Scintille” di Laura Curino alla Filanda di Forno
Chi segue Lunatica da anni sa che uno dei punti fermi è il legame tra scelta del luogo e rappresentazione scenica. Forse, anzi sicuramente, con “Scintille”, unica attrice Laura Curino, rappresentato alla “Filanda” di Forno si è raggiunto l’acme. La storia è quella nota legata alla Triangle Shirtwaist Factory, la fabbrica statunitense produttrice di camicette in cui lavoravano soprattutto giovani donne immigrate, teatro della morte di 146 di esse durante un incendio divampato nel 1911.
Il luogo, in questo caso è stato il valore aggiunto, come ha detto la stessa Curino con emozione, al termine dello spettacolo, soddisfatta non tanto per la riuscita della sua interpretazione, quanto per il significato proprio del luogo che Lunatica Festival ha scelto per lei.
“Ho rappresentato "Scintille" in molti luoghi - ha detto - e molti di questi erano veramente suggestivi, belli, piacevoli. Ho recitato con il mare davanti a me, le montagne, scorci storici, o su palchi allestiti in luoghi splendidi, ma mai come in questo caso ho provato delle emozioni forti. Trovarmi qui, nella Filanda, dove sappiamo essere state vissute le sofferenze e le difficoltà di chissà quante lavoratrici che avrebbero potuto in tutto e per tutto corrispondere alle protagoniste della drammaturgia che è andata in scena, ha avuto tutto un altro sapore. Anche perché la consapevolezza di trovarmi in questo luogo l'avevo io, ma l'aveva anche chi mi ascoltava: una doppia emozione. E un doppio applauso di riconoscenza a Lunatica, che vede ripagata con serate come questa la fatica di riuscire sempre a conciliare spettacoli, luoghi e messaggi”.
Scintille comincia con una raffica di date, che fanno freddamente riferimento a eventi che hanno segnato nella storia i passi più importanti percorsi da tutte quelle donne che hanno protestato pubblicamente per ottenere maggiori diritti nel mondo del lavoro o per denunciarne l'assenza. Poi via le date, via la storia, via la cronaca: soltanto nomi e cognomi, anzi, soltanto nomi, quelli di chi, per quei diritti, ha perso la vita. Allo spettatore di "Scintille" sono sufficienti pochi minuti per trovarsi davanti lo scenario umano perfetto per capire anche senza conoscenze storiche. Basta qualche riferimento: si parla della Triangle Shirtwaist Factory, la fabbrica statunitense produttrice di camicette in cui lavoravano soprattutto giovani donne immigrate, teatro della morte di 146 di esse durante un incendio divampato nel 1911.
Una drammaturgia storica firmata da Laura Sicignano, che muove i suoi primi passi dalla cronaca, è vero, ma che arriva a raccontare la storia umana di quattro donne, interpretate da Laura Curino: questo è "Scintille", che non poteva trovare scenografia migliore della Filanda di Forno per andare in scena: un cotonificio come quello newyorkese, anch'esso un luogo di lavoro principalmente femminile (a Forno a fine 1800 lavoravano contemporaneamente anche un migliaio di "filandine"), il fulcro di un'attività industriale destinata a cambiare le sorti della società, e ancora la produzione di "cose belle", che iniziava in quegli anni, e che cominciava allora a far conoscere e toccare con mano alle operaie qualcosa di veramente pregiato.
La protagonista è Caterina, donna e mamma, che vive la sua vita tra macchine da cucire, rocchetti, stoffa, aghi e fili, che è poi anche una figlia ribelle e un'altra più pacata, dunque Lucia e Rosa, e contemporaneamente anche una quarta donna, Dora. Quattro personaggi e i loro rapporti, portati sulla scena con discussioni, liti, rivelazioni, bugie e confronti ideologici sul lavoro e i suoi problemi; quattro donne che nascono nel racconto e si presentano sulla scena nella loro dimensione di immigrate, e arrivano da tristi protagoniste alla tragedia dell'incendio, e ci arrivano in fretta, come se tutto, del racconto, fosse propedeutico a quell'evento devastante. Come se tutto cominciasse da lì, da quella scintilla... dalla scintilla all'incendio, che in un attimo, con un ritmo concitato, costringe le operaie ad un tentativo, vano, di fuga.
Dopo l'incendio di nuovo le scintille, quelle che nella memoria di chi sopravvive lanciano immagini, suoni e rumori di morte e anche di rabbia, in una altalena continua tra fatti storici e drammaturgia, dunque tra necessità di restare aderenti ai fatti, e non tralasciare di dire che i proprietari dell'azienda non solo rimasero impuniti, ma vennero risarciti, e la necessità di entrare nell'animo di una madre, che si salva, ma non ha portato con sè le figlie: un racconto lineare che diventa complicato, e che abbandona (senza mai abbandonarla) la fedeltà agli eventi. Pochi sorrisi ma tanti applausi
creato: | sabato 25 luglio 2015 |
---|---|
modificato: | sabato 25 luglio 2015 |