Fresu: Lunatica è un luogo sereno, è una piattaforma ideale per cose nuove, idee fresche, esperimenti
La nostra intervista a poche ore dal concerto del Paolo Fresu Devil Quartet
Perchè questa riconferma della tua presenza a Lunatica?
Considero Lunatica un Festival molto interessante e piacevole, ho partecipato anche ad altre edizioni, è vero, e devo dire che a livello emotivo porto con me un ricordo molto bello di questa esperienza. Dunque non vi è alcun valido motivo per non tornare in un posto, se quel posto ci rende sereni e ci fa sentire soddisfatti. E ci tengo a dire che parlo sia da un punto di vista artistico che da uno punto di vista umano.
Chi mi conosce sa inoltre che io amo dedicarmi con cadenza regolare alla sperimentazione di nuovi progetti, e credo che Lunatica sia una piattaforma ideale per le cose nuove, le idee fresche, gli esperimenti. E' un'iniziativa poliadrica insomma, non è mai standard con se stessa.
Devil Quartet: perchè questa tua serata deve avere per il pubblico di Lunatica e per chi ti ama e ti segue un valore particolare?
Perchè questo spettacolo quest'estate prevede soltanto tre tappe, ed una è questa. Non capita di sentirlo insomma, non sarà molto in giro... questo intendo. Dunque chi avrà piacere di sentirlo avrà una bella occasione per farlo.
Come pensi di essere un interprete della resistenza, tema conduttore scelto dal festival per questa edizione, con questo concerto?
Premetto che qualsiasi artista, e oso dire qualsiasi persona, ad oggi dovrebbe sentirsi un interprete della resistenza sempre, in qualsiasi occasione. Comunque io credo di poter dire di essere un "resistente" nel senso più lato del termine: la resistenza non è solo una questione storica, sociale o politica. La resistenza per eccellenza sappiamo benissimo cosa fu, ma non occorre puntare così in alto per sentirsi in grado di resistere. Si resiste anche quando si lotta, tutti i giorni, per quello in cui si crede, attaccandoci con le unghie e con i denti a quello in cui crediamo.
In questo senso forse la musica non è il linguaggio più immediato per comunicare questo messaggio, ci sono troppi passaggi da fare, non credi?
Onestamente non credo sia così. Non completamente almeno. E' vero che la musica è un linguaggio talmente sfaccettato che diventa difficile avere certezza di quella che sarà la sua interpretazione, ed è vero anche che in questo senso la parola è certamente avvantaggiata, perchè una parola vuol dire quello che vuol dire, e basta, senza bisogno di chissà quali successive interpretazioni. Ma è vero anche che la parola ha questo significato precisissimo solo se circorscriviamo lo spazio.
Cosa vuoi dire?
Una parola perde di significato nel momento in cui si porta uno spettacolo da un posto all'altro del mondo: le lingue sono un ostacolo immenso. Quella parola così chiara diventa priva di senso se pronunciata a chi non capisce l'idioma. Un concerto no, non va tradotto: lo si ascolta, e si cerca di trarne un messaggio.
Quindi quello musicale è il canale comunicativo per eccellenza?
Non dico questo. Dico che lo è per me, che ho trovato nella musica il canale che preferisco e che mi consente di essere diretto e immadiato in quello che voglio dire. Poi, come il pubblico interpreta, mi interessa sì, ma fino a un certo punto, nel senso che è una questione troppo personale, non posso essere io a dare indicazioni su come accogliere il significato di quello che suono.
creato: | giovedì 23 luglio 2015 |
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modificato: | giovedì 23 luglio 2015 |